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Un secolo di calcio azzurro, la mostra all'AuditoriumExpo

Un secolo di calcio azzurro, la mostra all'AuditoriumExpo

Autore: Gabriele.Santoro - Capo Redattore
Data: 02/07/2014 11:31:43

 La spedizione dell’Italia ai mondiali brasiliani è stata un fallimento, ma i veri fanatici e chiunque voglia saperne di più sulla storia della Nazionale può consolarsi con la mostra “Un secolo di calcio Azzurro”, allestita fino al 27 luglio all’AuditoriumExpo, spazio dell’Auditorium Parco della Musica, per celebrare gli 80 anni dal primo trofeo planetario - nel 1934 ancora Coppa Rimet prima che la terza vittoria del Brasile nel 1970 tramutasse il torneo nella Coppa del Mondo FIFA. Cimeli, maglie storiche, documenti d’archivio, fotografie e materiale audiovisivo aiutano in un percorso che rievoca tutti i successi e i momenti meno esaltanti di una squadra che per quanto possa essere criticata, se necessario, è giocoforza nel cuore dei tifosi.

Le origini (1910-1928) Il tragitto studiato per i visitatori segue rigorosamente l’ordine cronologico, a partire dalle origini. Ecco quindi l’istantanea del debutto assoluto, a Milano contro la Francia il 15 maggio 1910, la divisa era ancora bianca e l’amichevole terminò 6-2. La prima apparizione della maglia azzurra risale ad inizio 1911, sempre a Milano, avversario di turno l’Ungheria, stavolta fummo sconfitti per 1-0.

I trionfi (1930-1938) Per arrivare nel vivo delle competizioni che contano bisogna attendere gli anni ’30, in particolare i trionfi fra il ’34 ed il ’38: due mondiali vinti, il primo in casa, in mezzo l’oro alle Olimpiadi di Berlino ’36. A cui si aggiunse, sempre nel 1934, la Coppa del Duce, premio dall’importanza più storico-politica che calcistica realizzato dallo scultore Giuseppe Graziosi - ovviamente per il regime superava la Coppa Rimet. Al di là del legame fra sport e propaganda, quella Nazionale poteva contare su personaggi rimasti nella leggenda, da mister Pozzo ai goleador Piola e Meazza.

La ricostruzione (1945-1966) Parallelamente alla ricostruzione postbellica del Paese, avveniva anche quella della squadra, falcidiata da un’altra tragedia: l’incidente aereo del Grande Torino sulla collina di Superga del 1949 tolse la spina dorsale della Nazionale, minandola anche nello spirito. Per i mondiali brasiliani del 1950 si scelse di partire in nave, allora come adesso si uscì al girone. Fuori al primo turno nel 1954 in Svizzera, nemmeno qualificati nel 1958 in Svezia, fuori al primo turno in Cile ’62 fino all’apice negativo: quello 0-1 con la Corea del Nord in Inghilterra 1966 rimasto nell’immaginario collettivo anche di chi non era ancora nato.

Il biennio d’oro (1968-1970) Pronto riscatto, nel 1968 arriva la prima e finora unica affermazione agli Europei, in casa a spese della Jugoslavia, seguita due anni dopo dal secondo posto mondiale. Dell’epico 4-3 sulla Germania si è scritto e detto molto, altrettanto si sa della debacle contro il Brasile di Pele in finale (1-4) e delle polemiche che seguirono alla staffetta Rivera-Mazzola a 6’ dal termine, a risultato ampiamente compromesso – va detto che all’epoca i cambi erano centellinati, ora forse sarebbe passato inosservato.

L’Italia mundial (1978-1982) Dopo il fiasco 1974 – “solo” 3-1 al modesto Haiti, decisivo per l’eliminazione per differenza reti e il gesto dell’ombrello del sostituito Chinaglia – il 1978 pose le basi per la successiva vittoria in Spagna quattro anni dopo. Per alcuni quella nazionale fu addirittura migliore, ma Gentile che annulla Maradona e la tripletta di “Pablito” Rossi al Brasile nel girone che portava alle semifinali sono leggenda. Così come sono icone l’urlo di Tardelli in finale e le pipe dell’allenatore Bearzot e del Presidente della Repubblica Pertini, orgogliosamente esposte fra i tanti cimeli.

Notti magiche (1990-1994) Dopo l’anonimo 1986 – fuori con la Francia di Platini agli ottavi – arrivano le notti magiche di Italia 1990. Si arrivò solo terzi ma l’intero Paese si strinse intorno allo sguardo stralunato di Schillaci e al talento del giovane Baggio, decisivo in tutti i sensi quattro anni dopo negli Stati Uniti, prima trascinandoci in finale a suon di gol, poi fallendo l’ultimo rigore con il Brasile.

Il resto non è neanche più storia, sono ricordi freschi, fino alla finale con la Spagna nel 2012 agli Europei, passando ovviamente per il quarto titolo mondiale del 2006 con l’immagine ancora nitida di Cannavaro che alza la coppa. Il secondo fallimento di fila in questa rassegna brasiliana, rivisto in un’ottica generale, può dunque sorprendere meno. La Nazionale – come un po’ tutte, salvo rarissime eccezioni – ha vissuto cicli più o meno positivi. Ciò che conta è che sempre è riuscita a rialzarsi.


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